Un processo che sembra irrefrenabile. E che ha portato negli ultimi anni alla chiusura di innumerevoli punti di prelievo su tutto il territorio nazionale, basti pensare che in più di 2800 comuni italiani non c’è più traccia di sportelli Atm. Stiamo parlando della cosiddetta ‘debancarizzazione’, fenomeno che a causa dei profondi cambiamenti inerenti gli istituti bancari e di credito ha creato non pochi disservizi ai cittadini.
Anche per questo il progetto Farmacash ha visto la luce e sta compiendo passi importanti verso la definitiva consacrazione a nuovo ecosistema di servizi per la farmacia e, soprattutto, per l’utente. Col desiderio di poter rappresentare una risposta concreta, specialmente nei piccoli paesi delle zone rurali dove l’età media avanzata fa sì che ci sia grande bisogno di semplificazione anche per quanto riguarda le piccole azioni quotidiane.
I dati forniti da Bankitalia confermano infatti una tendenza a dir poco preoccupante: dal 2016 al 2020, gli Atm collegati a sportelli bancari (una o più macchine) sono diminuiti del 6,9%, da 36.754 a 34.204 unità, mentre le filiali sono scese del 19,1% da 29.039 a 23.480.
Senza dimenticare inoltre che la pandemia scatenata dal dilagare del Covid-19 ha accentuato l’inclinazione ad introdurre sempre di più sezioni di assistenza on line, preferendole alla presenza fisica dell’impiegato di turno. In un’ottica di profondo e radicale cambiamento diventa quindi essenziale poter contare su strumentazioni adeguate che supportino costantemente le necessità della popolazione.
Con Farmacash di conseguenza è stata intrapresa una sfida dal forte valore sociale, caratterizzata dalla volontà di far leva sulla digitalizzazione a misura d’uomo.
Per non perdere il contatto con il territorio ed al tempo stesso valorizzare sempre di più la funzione di capillarità sulla quale, costantemente, sono posate le basi della farmacia quale prezioso presidio sanitario a disposizione dei cittadini.
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